5 sfide della traduzione dei libri per bambini e come superarle

Tradurre libri per bambini è una specialità della traduzione editoriale. Non basta essere bravi a tradurre articoli, romanzi o saggi. Bisogna adattare il testo al pubblico dei piccoli lettori, con un approccio diverso da quello per gli adulti. Questo comporta delle sfide specifiche. Vediamo quali sono le 5 principali in questo articolo.
May 7 / Emma Lenzi
La traduzione di libri per bambini è un settore della traduzione editoriale che, come dice la parola stessa, è la traduzione di testi editoriali.
Un traduttore editoriale può tradurre un articolo, un 
romanzo, un testo di saggistica… ma tradurre un testo dedicato a un pubblico di piccoli lettori richiede un approccio completamente diverso rispetto al tradurre un testo dedicato a un pubblico adulto. E presenterà anche delle sfide particolari.
In questo articolo, scopriremo 5 sfide da affrontare quando si traduce un testo dedicato ai bambini.
TABLE OF CONTENTS

1. Stile e tono del testo

Si sa, un traduttore o una traduttrice non deve soltanto tradurre il contenuto di un testo, ma rendere anche lo stile dell’autore e il tono utilizzato. Ma come si affronta una sfida del genere? Oltre a leggere il testo di partenza più volte per poterne afferrare le sfumature e rendere così lo stile dell’autore, trovo molto utile definire l’età del bambino a cui il testo è rivolto. È per bambini in età prescolare? Oppure è indirizzato a un pubblico di piccoli lettori che va a scuola, e quindi che sa più o meno leggere e scrivere, e che può leggere questo testo anche in autonomia?

Una volta appurata l’età del bambino al quale il testo si rivolge, la scelta delle parole per rendere lo stile e il tono sarà più accurata, e in linea con il pubblico, senza ovviamente snaturare il testo e coprire la voce dell’autore o dell’autrice.

Per esempio, un libro per bambini molto piccoli può 
essere caratterizzato da frasi molto semplici, oppure da una grande presenza di diminutivi: un’epsressione come “little tiny” potrà essere resa con “piccino piccino”.

2. Realia

Quando si parla di scelte lessicali o di costruzioni della frase, soprattutto se un testo è rivolto a bambini piccoli, quindi in età prescolare, è importante immedesimarsi nel bambino. E questo vale soprattutto quando si ha a che fare con i realia, gli elementi che appartengono a una data cultura, per un esempio un particolare cibo.

L’aspetto culturale è spesso una sfida per un traduttore di libri per bambini. In generale, si può optare per la tecnica dello straniamento, ovvero mantenere l’elemento della cultura di partenza, o per la tecnica dell’adattamento, così da risultare più familiare nella cultura di arrivo. E per affrontare al meglio questa sfida, parto sempre dall’età del pubblico al quale il libro si rivolge, dallo stile del testo e dal messaggio che vuole comunicare.

Quanto è importante il realia ai fini della storia? Ecco un’ottima domanda da porsi quando si affronta una sfida del genere traducendo un libro per bambini.

Un esempio è il realia mince pie, un 
dolce inglese tipico del periodo natalizio fatto con la frutta secca. Se è importante che la traduzione mantenga la cultura di partenza, magari per rispettare l’ambientazione della storia, allora mince pie sarà mantenuto.
Nel caso in cui invece il realia non è importante ai fini della storia e 
l’ambientazione, l’età dei lettori e il cliente richiedono un adattamento culturale, allora potrà essere reso con un semplice e generico “dolcetto”.

3. Nomi

Un’altra sfida per chi traduce libri per bambini sono i nomi dei personaggi. Si tratta di nomi parlanti? Il cliente vuole italianizzarli? Vanno mantenuti per trasmettere al bambino la cultura di partenza?

Nel caso dei nomi parlanti, una strategia da adottare è sicuramente quella di una resa che mantenga il senso, dando libero sfogo alla creatività.

Un esempio? Prendiamo il famoso personaggio di 
Silente della saga di Harry Potter: forse saprete che il suo nome originale è Dumbledore.
L’avverbio “Dumbly” significa, appunto, senza dire una parola. In questo caso, sarebbe stato imperdonabile non comunicare quello che il nome voleva dire.

Una tecnica che spesso utilizzo in caso di nomi reali, soprattutto quando devo tradurre un libro per bambini in età prescolare, nel caso in cui l’editore abbia espresso il desiderio di cambiarli, è quella di utilizzare dei nomi internazionali utilizzati anche in Italia, come per esempio Mia o Thomas. In questo modo, per il bambino potranno essere più familiari.

4. Rime

I testi in rima rappresentano una delle più grandi sfide per un traduttore e, spesso, uno dei casi di manipolazione testuale più importante.
La prima cosa da fare, e che faccio, è leggere il testo 
originale e sottolineare, con diversi colori, le coppie di parole che rimano tra loro.
Una volta fatto, è 
fondamentale cercare di rendere il senso della frase senza stravolgerlo troppo e cambiarne l’essenza usando delle coppie di parole italiane che fanno rima tra loro, e che potrebbero rendere al meglio il messaggio del testo di partenza.
Si possono scrivere tutte le possibili combinazioni di rime, così da 
poterci mettere mano finché non si trova una resa soddisfacente.
Come accennato sopra, spesso il testo di partenza viene molto rielaborato nel tradurre le rime: quasi mai esistono degli equivalenti tra due lingue in fatto di parole che rimano tra loro.

Prendiamo una 
rima inglese che ho trovato spesso in un libro per bambini, “play” e “day”. Come affrontarla?
Partendo da una delle due parole.
“Day” può essere reso con giorno e, a seconda della frase, si inizia a vedere tutte le parole che rimano con quella parola, per esempio “intorno”, ma anche parole che non creano una rima perfetta: “mondo”.
E le cose si complicano se il testo è accompagnato da delle immagini: qui la resa è doppia, messaggio del testo di partenza in rima che rispecchi la relativa immagine.

5. Onomatopee

Le onomatopee sono quelle parole che riproducono o suggeriscono rumori e suoni naturali, per esempio i versi degli animali. Spesso i libri per bambini sono caratterizzati da questi particolari elementi linguistici, soprattutto quando si tratta di albi illustrati o testi con immagini. Ma come si rendono le onomatopee? La prima cosa da tenere in mente è che non sempre sono uguali tra una lingua e l’altra. Pensiamo ai versi degli animali: quante volte è capitato di incontrare “woof” in un testo inglese?

La prima cosa da fare è controllare se una determinata onomatopea è riportata su un dizionario bilingue. Esistono anche dei siti web che ne raccolgono diverse, spesso legati al mondo del fumetto.
Ma che fare quando non si trova un equivalente? In alcuni casi si può usare la propria creatività, a patto di parlarne sempre con l’editore.

Un’onomatopea che ho incontrato spesso è l’inglese “Creak”, che indica il cigolio di una porta che si apre. Come renderla? Un bambino, magari piccolo, ha poca familiarità con il dittongo “ea” dell’inglese. E come fa una porta che cigola in italiano? Perché non renderlo con “Hiii”, che riproduce lo stridio della porta? Potrebbe andare!

Conclusione

Qualsiasi sfida un libro per bambini presenti, la cosa più importante è prestare sempre molta attenzione al testo di partenza, così da poter trasmettere il messaggio del testo originale senza alterarne il significato, senza dimenticarci dello stile.
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